Disturbo del comportamento alimentare

Dott.ssa Guendalina Giurso

Grogan ha definito Immagine corporea come l’insieme di “percezioni, pensieri ed emozioni che una persona prova riguardo al proprio corpo”.

Ma cosa succede quando l’immagine del nostro corpo non è positiva o non coincide con l’idea di forma corporea ideale? L’insoddisfazione per la propria immagine è quella che crea i rischi maggiori legati alla alimentazione e all’immagine del proprio corpo.

Il manuale diagnostico dei disturbi (DSM V) descrive cosi

i disturbi della nutrizione e dell’alimentazione come caratterizzati da un persistente disturbo dell’alimentazione o di comportamenti collegati con l’alimentazione che determinano un alterato consumo o assorbimento di cibo e che danneggiano significativamente la salute fisica e il funzionamento psicosociale”.

Le categorie diagnostiche incluse sono 8:

  • anoressia nervosa
  • bulimia nervosa
  • disturbo da alimentazione incontrollata
  • disturbo da evitamento/restrizione dell’assunzione di cibo
  • pica
  • disturbo da ruminazione.

Qui non vogliamo entrare nello specifico delle caratteristiche di ogni disturbo ma ci concentreremo più sugli aspetti psicologici.

I soggetti che manifestano un disturbo dell’alimentazione mostrano un’eccessiva importanza attribuita al peso, alla forma del corpo e al controllo dell’alimentazione ma le loro caratteristiche vanno oltre quelle “semplicemente alimentari”.

Queste persone mostrano una maggiore tendenza a essere perfezionisti, una bassa autostima, scarsa gestione dei propri stati emotivi.

Questa tendenza al criticismo e al perfezionismo può essere legato ad un criticismo genitoriale che ha portato l’individuo a sentire di non essere mai abbastanza, di non potere raggiungere i risultati sperati. Le critiche esterne portano la persona a cercare di cercare un controllo o il discontrollo sul cibo, sulla forma fisica su qualcosa che pensano di poter controllare.

Nei disturbi alimentari il bisogno di controllare non si limita al cibo e alle calorie ma si allarga ad altre sfere che però sono più complesse ma potenzialmente più gratificanti: risultati nello studio, nel lavoro, nelle relazioni, negli affetti.

La difficoltà a controllare sfere che riguardano anche le altre persone li porta a confinarsi sempre di più, a limitare le loro vite in un’esperienza legata quasi esclusivamente al controllo del cibo. Il controllo sul cibo sembra semplice e questo porta a controllare anche le altre relazioni, in maniera manipolatoria involontaria.

Le relazioni, in primis quelle familiari, sono il fulcro di questi problemi e per questo le terapie familiari sono i trattamenti più efficaci e efficienti per questo disturbo, la famiglia deve essere parte integrante di qualsiasi trattamento. Non si vuole “puntare il dito” contro i genitori ma aiutare la famiglia a poter comunicare in modo più efficace per ogni componente, questo a partire dall’infanzia fino all’età adulta.

  • Grogan, S. (2008). Body image: Understanding body dissatisfaction in men, women and children (2nd ed.). New York: Routledge.

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